23 MAGGIO 2025
LA SOSTITUZIONE DI PROTESI MAMMARIE
Partiamo da un dato di fatto: ricorrere alla sostituzione di protesi mammarie presuppone che la paziente si sia sottoposta, anni addietro, a un intervento di mastoplastica additiva – o ad un’altra tipologia di intervento che ne prevedesse l’utilizzo.
L’operazione di sostituzione protesi al seno è un intervento chirurgico che serve appunto a rimuovere le protesi preesistenti per sostituirle con nuovi dispositivi. L’intervento, per molti versi simile alla mastoplastica additiva, viene eseguito in anestesia generale e dura all’incirca un’ora.
- Perché sostituire le protesi mammarie: facciamo chiarezza
- Quando si devono sostituire le protesi al seno?
- Come capire se le protesi sono da cambiare
- Intervento di sostituzione protesi: come avviene
- I consigli del Chirurgo per interventi di successo
Perché sostituire le protesi mammarie: facciamo chiarezza
Prima di proseguire, ci sono alcuni falsi miti da sfatare sulle protesi mammarie: innanzitutto, non durano per sempre. Siccome le protesi sono dei corpi estranei per l’organismo e, sebbene alcuni chirurghi promettano il contrario, andrebbero comunque cambiate nel corso della vita – in base alla loro durata “utile”, che nulla ha a che fare con danni, spostamenti o insoddisfazione.
Diversa però sarà la condizione di una donna che si sottopone a mastoplastica a 50 anni rispetto a una ragazza di 20 anni: la prima magari non avrà mai bisogno di sostituire le protesi, o lo farà soltanto una volta nella vita, mentre la seconda dovrà farlo auspicabilmente più di una volta. Di norma si consiglia la sostituzione protesi al seno dopo 10 anni, ma l’ultima parola spetta al Chirurgo che segue la paziente, e che ha il compito di monitorare lo stato delle protesi e di consigliare eventuali interventi.
E tutto questo dando per scontato che la qualità della protesi scelta dietro consiglio del Chirurgo sia più che adeguata – trattandosi di dispositivi medici di classe III, ossia quelli con la classe di rischio più alta al pari di protesi cardiache o ortopediche.
Se mettiamo da parte queste sostituzioni “naturali”, prevedibili e caldamente consigliate dal Chirurgo per salvaguardare la salute e l’aspetto fisico delle pazienti, esistono altri casi in cui la sostituzione protesi al seno può rivelarsi necessaria. Vediamoli tutti nel dettaglio insieme al Dott. Rivolin.
Quando si devono sostituire le protesi al seno?
Le ragioni che possono indurre una donna a sostituire le protesi al seno sono diverse:
- Invecchiamento “fisiologico” della protesi (ne abbiamo parlato nel primo paragrafo)
- Contrattura capsulare periprotesica
- Rottura o usura della protesi
- Rotazione della protesi (solo nel caso di protesi anatomiche)
- Cambiamenti estetici del seno nel corso degli anni (per gravidanza, menopausa, calo/aumento di peso, ecc.)
- Insoddisfazione della paziente rispetto al risultato ottenuto
Contrattura capsulare periprotesica
La contrattura capsulare periprotesica è una complicanza che si può verificare sia nei primi mesi successivi all’impianto di una protesi mammaria, che parecchi anni dopo.
Consiste in un ispessimento e/o contrazione patologica della capsula cicatriziale, che l’organismo forma naturalmente attorno alla protesi per isolarla.
Questa complicanza in realtà non è frequente e può manifestarsi con diversi gradi di intensità, per cui non sempre richiede un intervento chirurgico di capsulectomia (rimozione della capsula) e sostituzione della protesi.
Questo è necessario solo in caso di contrattura di alto grado con schiacciamento, spostamento e indurimento della protesi e/o quando questa complicanza provoca fastidio e dolore alla paziente.
Le cause o fattori di rischio di questa condizione possono essere:
- reazione anomala dell’organismo alla protesi
- sanguinamento o produzione di siero prolungati nel post-operatorio
- processi infiammatori o sub-infettivi
- traumi diretti
Rottura o usura della protesi
La rottura e l’usura della protesi sono due eventi differenti, che però portano allo stesso esito, cioè la fuoriuscita del gel di silicone contenuto all’interno del guscio di silicone solido della protesi. La rottura è spesso la conseguenza di un trauma diretto sulla protesi – più raramente di una manovra violenta del chirurgo nella sua introduzione o di un difetto di fabbrica.
L’usura è più frequentemente legata al tempo. Entrambe spesso restano latenti finché la paziente non ne viene a conoscenza “per caso” dopo aver eseguito un esame strumentale (ecografia, mammografia, RM) per uno screening mammario; altre volte invece la spia di una rottura è l’improvvisa produzione di siero all’interno della capsula periprotesica con rigonfiamento del seno interessato, dovuta ad un processo infiammatorio acuto dato dal gel di silicone libero all’interno della capsula stessa.
Rotazione della protesi
La rotazione della protesi è un evento che si può verificare soltanto in caso di utilizzo di protesi anatomiche (a goccia). Se la rotazione su sé stessa di una protesi rotonda non comporta alcun cambiamento estetico del seno, la rotazione di una protesi anatomica ha come conseguenza una deformità del seno interessato.
Le cause della rotazione possono essere:
- la creazione da parte del chirurgo di una tasca troppo grande per il volume della protesi da utilizzare;
- una prolungata produzione di siero nel post-operatorio che non permette la formazione di una capsula periprotesica ben aderente alla protesi;
- la ripetuta pressione sulla protesi durante le prime settimane dopo l’intervento, quando non si è ancora completamente formata e strutturata la capsula periprotesica;
- il calore dei raggi solari o di una sauna o di un bagno turco, che rendono più fluido il gel di silicone e facilitano una eventuale rotazione qualora la paziente ci si appoggi sopra.
La rotazione inoltre è aumentata di frequenza in questi ultimi anni, e più precisamente dalla fine del 2018, quando le case produttrici sono state obbligate a produrre protesi con una superficie non più macrotesturizzata ma microtesturizzata, cioè con una superficie esterna meno rugosa rispetto alla precedente, in grado di offrire quindi un minor grip e una minore aderenza ai tessuti circostanti.
Cambiamenti estetici del seno
I cambiamenti estetici del seno nel corso degli anni sono una conseguenza fisiologica legata alla trasformazione dei tessuti con il passare del tempo. Nella donna, il seno è l’organo che ne risente maggiormente, in quanto in aggiunta agli anni che passano, subisce anche trasformazioni legate ai ciclici flussi ormonali, alle gravidanze, alla menopausa, e non ultimo al peso delle protesi impiantate.
Questi cambiamenti possono essere estremamente variabili e dipendono molto dal tipo di corporatura: una donna longilinea con scarsa tendenza a ingrassare andrà incontro più difficilmente a grandi cambiamenti estetici anche del proprio seno, rispetto a una donna in sovrappeso, ad esempio. Nonostante ciò, è pressoché inevitabile che il risultato ottenuto con una mastoplastica additiva (o qualsiasi altro intervento che utilizzi protesi mammarie) cambi nel tempo, e che da molto gradevole ed equilibrato nei primi anni, possa peggiorare col passare del tempo.
Insoddisfazione per il risultato
L’insoddisfazione della paziente rispetto al risultato ottenuto non è purtroppo una causa secondaria rispetto alle precedenti che può spingere una donna a sostituire le protesi. Secondo i dati del Registro nazionale degli impianti protesici mammari aggiornati al 2024, la causa più comune dei re-interventi (quasi il 33% dei casi) non è un problema delle protesi impiantate né della salute della paziente, bensì la sua insoddisfazione rispetto all’esito dell’intervento o un cambio di idee su ciò che desidera.
Questi casi sono aumentati negli ultimi anni con l’avvento dei forum online e dei social network, dove si pubblicizzano in maniera anche piuttosto spregiudicata gli interventi per aumentare le dimensioni del seno. Per questo capita spesso che le donne, informatesi online, pensano di saperne più del chirurgo e hanno la pretesa di decidere marca, tipo e volume della protesi solo perché ne hanno sentito parlare da una influencer o in una chat.
Tuttavia online è pieno di pubblicità irrealistiche che spingono le pazienti a chiedere dimensioni e protesi di cui poi non saranno soddisfatte per l’effetto che faranno sui loro corpi. Purtroppo i responsabili di questa disinformazione sono spesso gli stessi chirurghi estetici, che per attirare pazienti tramite i social, pubblicizzano tecniche inverosimili millantando modalità e tempi di esecuzione poco realistici – e così facendo contribuiscono a commercializzare una professione che dovrebbe essere guidata primariamente da logiche di salute, non di profitto.
Come capire se le protesi sono da cambiare
I sintomi che possono indicare la necessità di sostituire le protesi mammarie sono diversi, e dipendono dalle cause che abbiamo appena esaminato. In generale, comunque, per capire se le protesi al seno sono da cambiare, bisogna dare attenzione a sintomi fisici quali dolore al seno, rigonfiamento, indurimento in corrispondenza delle protesi.
Anche visivamente si può intuire che qualcosa non va, ad esempio in casi di asimmetria, spostamento o deformazione delle protesi impiantate. L’aspetto di un seno in cui le protesi si sono spostate o deformate (per usura o altro) è ben diverso da quello che ha un seno rimodellato correttamente con protesi.
In alcuni casi, come abbiamo visto, solo durante altri esami diagnostici si può rilevare un problema a livello di protesi, che magari non presenta nessun altro effetto collaterale. Durante un’ecografia, una mammografia o una risonanza magnetica può dunque capitare che il medico individui una criticità e faccia presente alla paziente che è il caso di intervenire con il chirurgo.
In condizioni normali, invece, raccomandiamo a tutte le pazienti di sottoporsi a periodici controlli delle protesi mammarie con il proprio chirurgo di riferimento, affinché il professionista possa valutare lo stato dell’impianto e la resa nel corso degli anni.
Intervento di sostituzione protesi: come avviene
Nel caso in cui risulti necessario intervenire con la sostituzione delle protesi al seno (quindi con un intervento secondario su una mastoplastica già effettuata), il chirurgo seguirà questi step:
- Valutazione della situazione di partenza: il medico esamina lo stato delle protesi e del seno della paziente, valutando la necessità di eseguire, unitamente alla sostituzione delle protesi, una mastopessi (lifting del seno) o un lipofilling (riempimento dei tessuti) per migliorare la forma e il volume del seno.
- Accesso alla tasca mammaria: l’intervento secondario, che verrà eseguito in anestesia generale, si basa sulla riapertura della tasca dove è stata inserita la prima protesi.
- Rimozione della vecchia protesi: la protesi vecchia -ed eventuali fuoriuscite di gel di silicone- viene rimossa insieme alla capsula periprotesica (capsulectomia).
- Inserimento della nuova protesi: a questo punto viene introdotta la nuova protesi calibrata in base all’effetto desiderato, con la possibilità di cambiare la sede rispetto all’intervento originale (sottoghiandolare o sottomuscolare) e di eseguire contestualmente anche una revisione cutanea e areolare (mastopessi), in base alle condizioni fisiche e alle nuove esigenze della paziente.
I consigli del Chirurgo per interventi di successo
Secondo i dati del Registro Nazionale degli Impianti Protesici Mammari, l’età media di chi richiede un secondo intervento è 47.7 anni e il secondo intervento avviene in media a 8.8 anni di distanza dal primo (dati 2024).
Se da un lato come chirurgo professionista consiglio il rinnovo delle protesi mammarie una o più volte nel corso della vita anche qualora non presentassero alcun problema tecnico improvviso, dall’altro ritengo fondamentale che le pazienti si fidino del medico a cui si rivolgono, poiché la sua competenza ed esperienza è ciò che può fare la differenza tra un risultato gradito e una brutta sorpresa.
La disinformazione sugli interventi di rifacimento del seno e sulle possibili conseguenze sulla salute delle pazienti è una piaga che si è intensificata a causa delle pubblicità ingannevoli e delle informazioni poco chiare sulla mastoplastica additiva e sulla chirurgia plastica in generale.
Ad un occhio non esperto, ogni protesi può sembrare adatta al proprio corpo; non è così, e il consiglio competente del chirurgo è fondamentale per scongiurare ulteriori interventi invasivi a “correzione” di un risultato non soddisfacente per la paziente.